L'arte di essere la propria essenza

Ahar – Sacralità del cibo secondo i principi dell’Ayurveda

Per l’ayurveda il cibo, gli esseri viventi, tutto l’universo è formato da cinque elementi (principio fondamentale dei cinque elementi, Mahabhuta): terra

acqua, aria fuoco ed etere. Questi si combinano fra loro in proporzioni diverse dando luogo a quelli che vengono definiti Dosha (energia vitale); il principio dei tridosha è un altro aspetto nodale nella scienza ayurvedica, poiché esso governa tutti i processi della fisiologia umana.

Dalla combinazione di aria ed etere si manifesta VATA DOSHA;

dalla combinazione di fuoco ed acqua si manifesta PITA DOSHA;

dalla combinazione di acqua ed terra si manifesta KAPA DOSHA;

Ogni individuo è in sé unico e perciò avrà la sua personale costituzione, la sua natura intrinseca (prakruti) caratterizzata dalla combinazione dei suddetti dosha. In termini ideali queste tre forze dovrebbero essere in equilibrio fra loro, fatta salva la dominanza di una rispetto le altre, dominanza che conferisce la formazione di una struttura fisica specifica, del carattere, dei tessuti: ogni individuo nella sua unicità.

Per l’ayurveda è molto importante conoscere e comprendere la propria costituzione fisica poiché ciò detta le linee guida dell’alimentazione e del proprio stile di vita, al fine di preservare un buon equilibrio psicofisico, mantenere un benessere generale nonchè curarsi e prevenire le malattie. Il principio delle Dravya guna karma vignan, lo studio delle sostanze e le sue proprietà (cibi e farmaci), mette in campo una millenaria conoscenza proprio al servizio di questo obiettivo: governare l’interazione tra ciò che noi mangiamo e la nostra natura psicofisica.

In ayurveda si dice che nutrirsi è una delle tre azioni che l’uomo compie durante la giornata: le altre due sono, attività e riposo.

Questo può spiegare quanto questo fattore può e deve influenzare la vita di tutti i giorni; spesso si dedicano poco o troppo tempo ed importanza all’alimentazione che dovrebbe “attrarre” invece una considerevole ed equilibrata dose della nostre conoscenza, interessi, forze,…

Qual è lo scopo di mangiare? Nutrirsi e, per la conoscenza vedica, anche purificarsi.

Mangiare è un dovere che deve essere fatto con piacere.

(Swami Joythimayananda- Acharya (Maestro Yoga), Vaidya (sapiente in Ayurveda) ha appreso i principi dell’Ayurveda, la filosofia dello Yoga e le tecniche ayurvediche direttamente dai suoi Maestri, negli anni del suo lungo apprendistato in India.)

Per l’ayurveda, il cibo è anche sacro, qualunque cosa nasca dalla terra è sacro, mangiare è un atto sacro. Sole e luna guardano la terra e sono le due energie che nutrono la terra, noi stessi siamo cibo che nutre la terra.

Mangiando io offro il cibo alla mia anima come in un rito sacro. Faccio un’offerta al fuoco del mio corpo (agni) e la mia anima partecipa al rito.

BHUDEVI BHUDEVAM BOJANAM PRASADAM, (saluto alla madre terra), ringrazio l’energia maschile e femminile per il cibo benedetto che ricevo dalla terra.

Preghiera per il cibo (Annapoorna Stotram) di Shankaracharya

AUM ANNA PURNE SADA PURNE

SANKARA PRANA VALLABHE

JNANA VAIRAGYA SIDHYARTHAM

BHIKSHAM DEHI MATA CHE PARVATI DEVI

MATHA PITHA BANDAVA SHIVA BAKTA

SWEDESO BUVANA TRYAM

SHAKTI HARI AUM TAT SAT BRAMARPANAM ASUTHU

AUM ANNA PURNE BRAMARPANAM ASUTHU

AUM SHANTI… SHANTI… SHANTI…

O Annapurna, Dea del cibo, sei sempre la pienezza;

tu sei la moglie di Shiva;

O Parvati, dammi l’acquisizione di conoscenze e di distacco dalle tue elemosine.

Dea Parvati è mia madre (Shakti), la forza vitale del Signore Shankara (Shiva)

Shiva è mio padre

gli adoratori di Shiva sono i miei parenti

e tutti e tre i mondi sono la mia casa.

Nell’ayurveda così come nella pratica yogica, i fattori che influenzano quindi le corrette scelte alimentari, non sono puramente di natura nutrizionale o qualitative: un principio imprescindibile è senza dubbio la qualità dell’energia che i cibi portano in sé, in grado di essere “metabolizzata” da chi se ne ciba al punto di esserne influenzati anche dal punto di vista psicofisico.

Nell’Asthanga yoga tra le osservanze, ossia i principi dharmici di comportamento personale (Niyama) troviamo Shaocha, il mettere in pratica l’igiene, la pulizia mentale e fisica, uno dei principi che riguardano lo stile di vita necessario per introdurre la pratica dello yoga nella propria vita. Questo principio può necessariamente riguardare anche una cosiddetta “igiene alimentare” dove non si può trascurare la scelta degli alimenti e delle sostanze da assumere.

L’energia dei cibi in ayurveda viene chiamata Virya: è la potenza delle sostanze che agisce sul potere digestivo dell’organismo influendo direttamente sui dosha.

Sushruta* e Vagbhata**, hanno considerato alcune qualità in termini di Virya, classificandone otto collegate ad altrettante azioni ed effetti che si riflettono sui Dosha (asthavida virya):

Guru (pesante), Laghu (leggero), Shita (freddo), Ushna (caldo), Snigdha (oleoso), Ruksha (secco), Mrudu (morbido), Tikshana (acuto).

Altri studiosi ne classificano due principali: Shita (freddo), Ushna (caldo), dove il primo svolge l’azione catabolica ed il secondo l’azione anabolica.

Charaka*** afferma che tutte le azioni che le sostanze producono sul corpo sono dovute all’azione del virya. Attraverso virya si equilibra o riequilibra l’energia dell’individuo.
* Medico indiano che visse fra il II secolo a.C. ed il II secolo d.C., durante “l’era d’oro” della cultura induista nella regione di Pataliputra.
**Medico indiano, presunto autore di due importanti testi di medicina: l’Aṣṭāṅgasaṃgraha (“Compendio delle otto parti [della medicina]”) e l’Aṣṭāṅgahṛdayasaṃhitā (“Raccolta della quintessenza delle otto parti [della medicina]”). Probabilmente si tratta di due autori diversi e aventi uno stesso nome, vissuti rispettivamente nel 7º e nell’8º sec. d. C.
*** Medico indiano (forse 1º sec. d. C.); sotto il suo nome ci è pervenuta una vasta opera sanscrita (Caraka-Saṃhitā) divisa in otto sezioni, concernente le diverse branche della medicina.

In ayurveda la conoscenza di questi principi influenza il regime giornaliero, stagionale, annuale dello stile di vita di una persona in completa sinergia con l’ambiente che lo circonda. Pertanto risulta basilare comprenderne le dinamiche per un benessere e salute reciproci (uomo-natura-ambiente).

Inoltre oggigiorno ci sono delle implicazioni di natura etico-morale nel campo dell’alimentazione che non possono più essere ignorate; conoscenza di principi antichi e moderni e consapevolezza ci permettono di poter effettuare delle scelte non solo per un’evoluzione fisiologica, ma anche intellettiva e spirituale. Queste scelte devono necessariamente riguardare aspetti globali della vita sul nostro pianeta nel rispetto della vita evolutiva di tutti.

Non possiamo pensare oggigiorno di scegliere un alimento esclusivamente per il nostro piacere personale o comunque escludendolo da una visione d’insieme. Sappiamo che la produzione di alimenti odierna orienta e monopolizza l’economia e le genti; avere sulla nostra tavola un determinato alimento muove sistemi ed economie su piccola e grande scala (globale). E’ urgente osservare, informarsi, documentarsi per poter effettuare scelte che possono incidere sia sul nostro che sull’altrui benessere.

Conclusioni

In sintesi l’alimentazione dovrebbe implicare:

  • la conoscenza del proprio funzionamento fisiologico e attitudine psicologica (costituzione fisica, stile di vita ed abitudini, equilibri…)
  • la conoscenza dei principi fondamentali di evoluzione e crescita (sistemici, naturali, globali spirituali,… )e le loro interazioni
  • scelte consapevoli di carattere etico che riguardano il pianeta (esseri viventi e non)


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Elena Carafa

Elena Carafa

Fondatrice di Esserenza

Artista e designer
Terapista ayurvedica e Yoga
Operatrice in discipline Bio Naturali DBN
Reg. Uff. Reg. Lombardia n.29-2020/TA29

Ho imparato nell’esperienza delle cose che l’arte, come la intendo io, è quel momento che si presenta ogni volta che vogliamo afferrare la nostra essenza. L’arte per l’arte non mi è mai interessata, a me interessa la magia che s’infonde nella relazione essere umano, spazio, tempo, materia. Lo scopo finale è il processo, ossia conoscersi sperimentando, approfondendo e provando: è farne esperienza diretta, appunto, solo così si trasformano continuamente le nostre esistenze, sempre in nuove forme, come nel gioco spontaneo che un bambino può fare con un legnetto su una spiaggia.

Ho osservato e studiato molto i giochi dei bambini e come gli adulti vivono i propri ambiti di conoscenza e sviluppo di sé stessi; da queste osservazioni dirette ho delineato una modalità che applico in tutte le attività che faccio e faccio fare: cerco sempre di creare quello spazio magico dove possano avvenire processi trasformativi di significato. L’arte, le pratiche dello Yoga e dell’Ayurveda, così come altre discipline o tecniche diventano “ambiti”  dove possono realizzarsi tali processi.