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Esserenza, l'arte di essere la propria essenza

Il pavone, simbolo d’immortalità

Simbolo di magia, bellezza che attraversa il tempo, l’immortalità

Mosaico presente nella basilica di Aquileia, III sec d.C.

Originario dell’India questo animale fu accolto in occidente come prodigio, quasi mitico. La sua lucentezza, la sua coda scintillante e sfavillante di eleganza è l’emblema del sole, la luce che tutto raggiunge; “gli occhi” della sua coda sottendono una vista eccezionale, come Dio che tutto vede.

Nell’antichità era simbolo di rinascita; in età romana e tardomedievale rappresentava l’Imperatrice, in estremo oriente i regnanti dei popoli venivano rappresentati con a fianco un pavone quale simbolo appunto di eternità. Il suo singolare verso è stato nel tempo interpretato come presenza di forze ambigue e magiche nell’animale.

Miniatura raffigurante una dama con pavone India, Deccan, XVIII – XIX secolo 

Alla sua figura vengono erroneamente attribuiti significati pregiudiziali: la sua danza, quello che noi chiamiamo “pavoneggiarsi”, non è che una figurazione di una reale consapevolezza del proprio corpo, un senso di completa libertà che noi “umani” spesso non abbiamo. la sua attribuita pomposità e il suo incedere denota invece cautela nel muoversi sotto il peso della sua enorme ed ingombrante coda.

La sua è una bellezza senza tempo.

Il suo messaggio è: ” Vivi le tue potenzialità senza orgoglio, ma appieno della tua espressività”.

Questo cuscino da meditazione mi è stato commissionato esplicitamente richiedendo la raffigurazione di questo animale, ho cercato di rendere la maestosità e la bellezza di questa creatura meditando sulle qualità che esso esprime; gli animali ci portano grandi insegnamenti, e ci possono affiancare nella nostra ricerca spirituale come animali guida. Tanta gratitudine al divino che ci circonda.

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Elena Carafa

Fondatrice di Esserenza

Artista e designer
Terapista ayurvedica e Yoga
Operatrice in discipline Bio Naturali DBN
Reg. Uff. Reg. Lombardia n.29-2020/TA29

Ho imparato nell’esperienza delle cose che l’arte, come la intendo io, è quel momento che si presenta ogni volta che vogliamo afferrare la nostra essenza. L’arte per l’arte non mi è mai interessata, a me interessa la magia che s’infonde nella relazione essere umano, spazio, tempo, materia. Lo scopo finale è il processo, ossia conoscersi sperimentando, approfondendo e provando: è farne esperienza diretta, appunto, solo così si trasformano continuamente le nostre esistenze, sempre in nuove forme, come nel gioco spontaneo che un bambino può fare con un legnetto su una spiaggia.

Ho osservato e studiato molto i giochi dei bambini e come gli adulti vivono i propri ambiti di conoscenza e sviluppo di sé stessi; da queste osservazioni dirette ho delineato una modalità che applico in tutte le attività che faccio e faccio fare: cerco sempre di creare quello spazio magico dove possano avvenire processi trasformativi di significato. L’arte, le pratiche dello Yoga e dell’Ayurveda, così come altre discipline o tecniche diventano “ambiti”  dove possono realizzarsi tali processi.