L'arte di essere la propria essenza

Triphala è una parola in Sanscrito che significa tre frutti, ognuno dei quali ha proprietà già favolose singolarmente, ma che…

combinate fra loro assumono una forza e caratteristiche curative esponenziali.

Il mio primo insegnante di Ayurveda ed amico il Dr. Victory Craxi mi ripeteva spesso che Triphala è una composizione meravigliosa di erbe indiane, valida per la cura del 70% dei malanni.

Conosciamo quindi queste tre piante:

Amalaki (Emblica officinalis): conosciuta come uva spina indiana; è considerata una delle migliori piante ringiovanenti in Ayurveda, è inoltre un ottimo antinfiammatorio e antiossidante naturale ricco di fibre, ferro e polifenoli. Contiene venti volte il valore di vitamina C presente in un’arancia. In India, amalaki è conosciuta come la “erba infermiera”, perché rafforza il sistema immunitario. Sul piano fisiologico ha un potere rinfrescante equilibrando il Pitta Dosha.
Haritaki (Terminalia chebula) ha un potere purificante e svolge un’azione purgante grazie alla presenza di antrachinoni. Ottimo per la cura delle ferite avendo la capacità di stimolare la produzione di collagene; è epatoprotettivo, febbrifugo, antivirale, espettorante e ipoglicemico. Questa pianta ha anche proprietà astringenti, ideali per la cura delle emorroidi. A livello fisiologico controlla il Vata dosha. In Tibet, la pianta dell’haritaki è così venerato che nei dipinti sacri, è spesso raffigurato nel palmo esteso del Buddha.
Bibhitaki (Terminalia belerica) è un’eccellente ringiovanente, tonico del cervello, favorisce il sonno e cura la vista. E’ un potente broncodilatatore: la sua azione elimina l’eccesso di muco nel corpo ed inibisce le complicazioni polmonari, quali anche bronchiti e asma. Antielmintico ed antisettico, controlla coliti e diarrea e regola l’eccessiva flatulenza; agisce anche positivamente nelle patologie dell’apparato biliare. A livello fisiologico controlla Kapha dosha.

Abbiamo descritto approfonditamente le singole componenti della Triphala, ma sappiamo che in Ayurveda, è valido il principio per cui un preparato acquista una maggiore efficacia se associato ad altri composti. E’ questo il motivo per cui i medicamenti ayurvedici sono sempre una miscela di piante.
nel caso nella Triphala appunto:
• È un lassativo, infatti la presenza di antrochinoni aiutano a stimolare il flusso della bile e la contrazione dei muscoli lisci intestinali che generano la peristalsi favorendo quindi l’evacuazione intestinale;
• Riduce il colesterolo nel sangue grazie alla sua azione di regolazione glicemica ed all’inibizione di cortico-steroidi, agendo di conseguenza come protettore per coronarie ed arterie, inibendo l’arteriosclerosi;

• Ha una provata azione antivirale, fungendo da scopa per le tossine presenti nel fegato grazie alla sua azione disintossicante e depurante dei grassi;
• Purifica il sangue, favorendo la circolazione corporea;
• Grazie alla presenza di un elevato valore di vitamina C ed antiossidanti funge da cardioprotettore e cardiotonico;
• Riduce l’ipertensione;
• La sua azione a livello metabolico su Pitta Dosha migliora la vista, tonifica la pelle e previene l’incanutimento dei capelli;
• Agisce come mucolitico ed espettorante negli stati febbrili e costipazione delle vie respiratorie
• Il suo effetto nervino favorisce il sonno se assunto la sera oppure funge da tonico se assunto la mattina appena svegli;
• Recenti studi hanno provato la sua efficacia nella prevenzione e nella cura del cancro nonché come radioprotettore;

L’elenco potrebbe procedere ancora, ad esempio è stata dimostrata la sua efficacia sul controllo del diabete, ma per ora fermiamoci qui.
Come e quando assumere Triphala è un argomento importante, generalmente il consiglio che viene dato dai terapisti e medici ayurvedici è di assumerla la mattina presto, accompagnata da un bicchiere di acqua o latte caldo oppure miscelata con miele. In casi specifici è indicata l’assunzione serale se vogliamo godere delle sue proprietà digestive o sedative.
Le quantità da assumere variano a seconda dei disturbi da curare.
Se si vuole fare una cura preventiva è consigliabile assumerne un cucchiaino da caffè in polvere oppure 2 capsule per 20 giorni, o all’occorrenza anche per più giorni.
Se si vuole curare un problema specifico è possibile raddoppiare la dose per circa una settimana e poi proseguire un’ulteriore settimana con metà della dose.
Due cucchiaini di Triphala lasciati riposare per 8 ore in 250 ml di acqua fresca e poi filtrata con una garza di cotone può essere utilizzata per fare impacchi agli occhi quando sono gonfi stanchi, irritati o affetti da congiuntivite.

Per problematiche inerenti l’apparato orale quale gengiviti e piorrea, si può preparare un decotto della sua polvere e poi filtrarlo. Effettuare gargarismi per almeno 10 minuti. In caso di afte è possibile avviare un’azione combinata sia ingerirne due capsule a digiuno la mattina e spalmare una miscela di triphala in polvere e ghee sulla pelle ulcerata della mucosa della bocca, mantenendola il più possibile senza ingerirla preventivamente.
In caso di scottature o irritazioni della pelle è consigliabile miscelare triphala con del ghee nella misura di un cucchiaino e stenderla sulla zona interessata per 20 minuti.
Utilizzare anche in caso di costipazione intestinale e colon irritato, effettuare un clistere preparando un decotto con 1500 ml d’acqua e due cucchiaini di Triphala, lasciare raffreddare e sedimentare il decotto e quindi filtrare bene prima dell’iniezione rettale.
Per purificare la pelle o il cuoi capelluto è possibile frizionare la cute con triphala tailam, cioè olio a base di triphala.
Questi sono piccoli suggerimenti su come utilizzare questa fantastica antica, ma evoluta miscela, lascio a tutti voi la possibilità di sperimentarli ed effettuare ulteriori approfondimenti.
Triphala è una ricetta antica provata nei secoli, proprio questa sua azione millenaria la rende utile ed utilizzabile con i nostri bambini, logicamente a dosi ridotte e previa consulenza con uno specialista.

Autore dell’articolo Sem Galbiati, terapista ayurvedico

Contattami per imparare alcune semplici pratiche che possono aiutarti a vivere meglio in equilibrio o per un trattamento ayurvedico, sceglieremo insieme il percorso più adatto per il tuo star bene.

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Esserenza Blog

Articoli correlati

Elena Carafa

Elena Carafa

Fondatrice di Esserenza

Artista e designer
Terapista ayurvedica e Yoga
Operatrice in discipline Bio Naturali DBN
Reg. Uff. Reg. Lombardia n.29-2020/TA29

Ho imparato nell’esperienza delle cose che l’arte, come la intendo io, è quel momento che si presenta ogni volta che vogliamo afferrare la nostra essenza. L’arte per l’arte non mi è mai interessata, a me interessa la magia che s’infonde nella relazione essere umano, spazio, tempo, materia. Lo scopo finale è il processo, ossia conoscersi sperimentando, approfondendo e provando: è farne esperienza diretta, appunto, solo così si trasformano continuamente le nostre esistenze, sempre in nuove forme, come nel gioco spontaneo che un bambino può fare con un legnetto su una spiaggia.

Ho osservato e studiato molto i giochi dei bambini e come gli adulti vivono i propri ambiti di conoscenza e sviluppo di sé stessi; da queste osservazioni dirette ho delineato una modalità che applico in tutte le attività che faccio e faccio fare: cerco sempre di creare quello spazio magico dove possano avvenire processi trasformativi di significato. L’arte, le pratiche dello Yoga e dell’Ayurveda, così come altre discipline o tecniche diventano “ambiti”  dove possono realizzarsi tali processi.