L'arte di essere la propria essenza

Padabyangam e Guasha per un benefico massaggio dei piedi

Un insieme di tecniche e sapienze messe a frutto per avere le ali ai piedi! Quale tra i due piedi

Riflessologia del piede nel massaggio ayurvedico

… è quello già trattato da un adeguato massaggio? (quello di destra, risulta essere decongestionato, il suo colore è più naturale ed uniforme, visibilmente la circolazione è ristabilita… )
Il massaggio ai piedi è uno dei trattamenti più importanti nella tradizione ayurvedica e non solo. In tutte le tradizionali medicine e in numerose tecniche occidentali, la salute dei piedi, come tutti ormai ben sanno, riflette lo stato dell’intero nostro organismo. La mappa del nostro piede, secondo l’antico vedere ayurvedico, è suddivisa in cinque aree che rispecchiano le cinque cavità del nostro corpo. É possibile trattare opportunamente il piede tenendo presente queste zone riflesse per riequilibrare e agevolare il funzionamento di organi e sistemi.

Una delle tecniche più antiche della medicina tradizionale cinese (MTC) é  il GUA SHA che letteralmente significa “portare via le tossine”. Mi capita di applicare questa tecnica durante il massaggio tradizionale ayurvedico (Padabyangam), soprattutto quando noto che in un paziente c’è ristagno, cattiva circolazione, dolore alle articolazioni. In particolare in un paziente dalla costituzione Kapa, Kapa-Vata, ma é ottimo per tutti i tipi di costituzione. Un po’ di fastidio che dura qualche minuto (x 2 perché i piedi sono due ricordo sempre al paziente durante il trattamento!  e si ha subito una sensazione di camminare sulle nuvole…

Contattami per imparare alcune semplici pratiche che possono aiutarti a vivere meglio in equilibrio o per un trattamento ayurvedico, sceglieremo insieme il percorso più adatto per il tuo star bene.

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Elena Carafa

Elena Carafa

Fondatrice di Esserenza

Artista e designer
Terapista ayurvedica e Yoga
Operatrice in discipline Bio Naturali DBN
Reg. Uff. Reg. Lombardia n.29-2020/TA29

Ho imparato nell’esperienza delle cose che l’arte, come la intendo io, è quel momento che si presenta ogni volta che vogliamo afferrare la nostra essenza. L’arte per l’arte non mi è mai interessata, a me interessa la magia che s’infonde nella relazione essere umano, spazio, tempo, materia. Lo scopo finale è il processo, ossia conoscersi sperimentando, approfondendo e provando: è farne esperienza diretta, appunto, solo così si trasformano continuamente le nostre esistenze, sempre in nuove forme, come nel gioco spontaneo che un bambino può fare con un legnetto su una spiaggia.

Ho osservato e studiato molto i giochi dei bambini e come gli adulti vivono i propri ambiti di conoscenza e sviluppo di sé stessi; da queste osservazioni dirette ho delineato una modalità che applico in tutte le attività che faccio e faccio fare: cerco sempre di creare quello spazio magico dove possano avvenire processi trasformativi di significato. L’arte, le pratiche dello Yoga e dell’Ayurveda, così come altre discipline o tecniche diventano “ambiti”  dove possono realizzarsi tali processi.